L’importanza delle strutture portanti in zona sismica


Quando si parla di sisma vengono evocati i fantasmi di Reggio Calabria e Messina del 1908, del Friuli nel 1976, dell’Irpinia nel 1980, Umbria e Marche nel 1997, Abruzzo nel 2009, Emilia Romagna nel 2012, Centro Italia nel 2016, solo per citarne alcuni.
Cos’hanno in comune questi eventi? Hanno in comune il fatto di mettere in evidenza la fragilità del patrimonio edilizio nazionale, mostrando tutta l’inadeguatezza strutturale degli edifici del “bel paese”. Forse per cultura, forse per imperizia, il terremoto qui in Italia è un aspetto che si è sempre sottovalutato, nonostante la natura tenti di ricordarcelo periodicamente.

Che cosa può fare l’uomo per difendersi o quanto meno attenuare l’effetto di questi fenomeni? Beh, sicuramente prendere consapevolezza che si tratta di fenomeni frequenti e ciclici, che possono manifestarsi anche 10, 20 e più volte durante la vita di un essere umano e durante la vita utile di un edificio che, generalmente, viene calcolata in 50 anni.

La maggior parte dei fabbricati presenti in Italia, trattandosi di fabbricati esistenti, non ha la capacità di resistere adeguatamente ad un sisma di media-alta intensità, ma esistono fabbricati che purtroppo non sarebbero in grado di resistere nemmeno ad un sisma di bassa intensità. Questo aspetto è inquadrabile con il termine di vulnerabilità.
Si prenda in esame un edificio in muratura degli anni ’60, realizzato senza alcun tipo di progettazione e senza alcun criterio antisismico, esso avrà una vulnerabilità molto elevata, cioè una bassissima capacità di resistere, senza danneggiarsi o senza collassare, ad un evento sismico. Al fine di capire come poter intervenire in modo mirato ed efficace è opportuno studiare strutturalmente il fabbricato e, una volta individuate le maggiori criticità, risolverle attraverso un progetto specifico. Sia lo studio di vulnerabilità, che il progetto e le successive opere edilizie pertinenti potranno sfruttare il meccanismo del sismabonus, beneficiando degli incentivi fiscali fino all’80% della spesa sostenuta, per un massimo di 96.000 euro per unità immobiliare.